Le api e il miele: una produzione a rischio

Le api e il miele: una produzione a rischio

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Api e flora: un connubio imprescindibile…

Le api, oltre a mantenere un prezioso e delicato equilibrio naturale, offrono un prodotto eccezionale: il miele. In un’accattivante pubblicazione “Apicoltura e Mieli di Lombardia” un prezioso aiuto per conoscere più da vicino il “mondo fantastico” di questo insetto. Prendendo spunto dalle stragi di api che si stanno producendo in tutto il mondo, abbiamo contattato un esperto della Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio per conoscere più a fondo le api e il mondo che gravita intorno a esse e abbiamo incontrato la dott.ssa – in Scienze Agrarie – Carla Gianoncelli e le abbiamo chiesto di tracciare alcune “linee guida” per conoscere più da vicino questo straordinario insetto che deve essere assolutamente tutelato, protetto e valorizzato proprio in relazione alla sua preziosa produzione di quella sostanza che noi conosciamo con il nome di miele e al suo prezioso contributo nell’impollinazione delle piante.

Che cosa rappresenta attualmente l’apicoltura?

L’apicoltura è un’attività del settore agricolo-zootecnico di rilevanza economica circoscritta, ma fortemente radicata nella tradizione e nei luoghi in cui essa viene esercitata. Le cure e l’allevamento delle api (Apis mellifera), praticati sin dai tempi antichi si sono poi evoluti fino a generare un vero e proprio ramo scientifico, sempre tuttavia conservando il significato profondo di una passione, di una curiosità, di un’impresa che stabiliscono forti legami in ogni contesto territoriale. La presenza delle api nell’ambiente che ci circonda non si esaurisce con la produzione, seppure preziosa, di miele ed eventualmente di altri “elaborati” dell’insetto, il quale piuttosto esercita un’azione ben più incisiva ed efficace effettuando il trasporto del polline della maggiore parte delle specie vegetali coltivate e spontanee con la conseguenza logica della successiva fruttificazione e della conservazione del manto vegetale. Ed è anche per questo che il primordiale rapporto tra l’uomo e le api continua a conservare un inalterabile fascino e quindi trattare di apicoltura significa occuparsi di un tema molto antico, ma sempre in vivace fermento.

Il prodotto “miele” rispecchia da vicino il territorio dove viene prodotto: che cosa ci può dire a riguardo?

Il miele è un prodotto strettamente legato al territorio di produzione lo rispecchia per così dire con le sue caratteristiche compositive e organolettiche derivanti soprattutto dal tipo di flora “bottinata” (visitata) e rilevabili mediante analisi di laboratorio (qui entrano in scena i melissopalinologi per analizzare i pollini). Le api infatti, per produrre miele, attingono la materia prima – il nettare – dalla flora che hanno a disposizione; passando da un territorio all’altro la composizione floristica varia essendo il risultato di fattori topografici, climatici pedologici ed antropici.

Che cosa rappresentano il nettare ed il polline?

Entrambi vengono “bottinati” dalle api sui fiori. Il primo è la materia prima con la quale questi insetti attraverso una serie di diverse operazioni producono il miele. Il secondo, invece, è raccolto come alimento proteico per nutrire e sviluppare la “famiglia”. Nel fiore i granuli di polline presenti sulle antere possono cadere nel nettare che sgorga alla base della corolla; questo si verifica per forza di gravità oppure per lo scuotimento prodotto quando il fiore è “visitato” dalle api. Il polline perciò risulta essere un benefico inquinante che “marca” il nettare rendendo riconoscibile la provenienza del miele che le api con quel nettare elaboreranno; questo grazie al fatto che ogni specie vegetale possiede polline di forma e di dimensioni caratteristiche distinguibile da quello di altra specie. L’analisi che permette di risalire alla “paternità” che ha dato luogo ad un miele si chiama – come abbiamo avuto modo in precedenza di sottolineare – “melissopalinologica”. Attraverso questo esame molto accurato si separano dal miele i pollini “inquinanti” ed osservandoli al microscopio si può risalire alle specie vegetali dalle quali essi provengono. Sulla base del tipo e della percentuale di presenza si stabilisce l’origine botanica e geografica del miele.

Perché consumare il miele?

Rispetto ad altri Paesi europei l’Italia risulta essere “fanalino di coda” nel consumo del miele. In realtà se il consumatore, a seguito di una forte ed incisiva azione promozionale, aumentasse il consumo di questo prezioso prodotto, ne deriverebbero dei vantaggi per il consumatore stesso, per il mondo dell’apicoltura, per l’agricoltura ed in generale per l’ecosistema. L’attuale basso consumo di miele è sicuramente un vero “peccato”. Una maggior richiesta, infatti, darebbe nuovo impulso all’apicoltura con un conseguente suo sviluppo più capillare sul territorio; molteplici quindi i vantaggi, come per esempio buone opportunità lavorative per le “nuove generazioni”, maggiore sfruttamento delle risorse nettarifere del territorio (zone di fondovalle e la fascia sub alpina ed alpina). Inoltre il miele è “buono” sotto ogni aspetto: è genuino, assolutamente naturale, non è mai uguale a sé stesso; offre una vastissima gamma di possibilità di scelta.Oltre ad essere ottimo consumato come tale, il miele si presta facilmente per l’uso in cucina ed in enogastronomia. Da questo contesto deriva l’esigenza di riportare in primo piano questo prodotto, rispolverando le vecchie tradizioni. Lo stretto connubio tra ape – territorio ed ambiente risulta essere di fondamentale importanza per la protezione del territorio stesso perché come ampiamente ricordato in precedenza l’attività “pronuba” dell’ape favorisce la riproduzione delle specie “tabulari”, ovvero la flora spontanea, favorisce il miglioramento delle molteplici specie vegetali coltivate dall’uomo (vedi le diverse varietà coltivate in frutticoltura come per esempio il melo, il ciliegio, i piccoli frutti) tutti comunque legati “a doppia mandata” all’impollinazione entomofila (in Valtellina diverse aziende, infatti, impiegano colonie di api per favorire la fecondazione dei fiori)>.

 A conclusione di questa bellissima e proficua chiacchierata, alcune sue considerazioni…

Per le sopra ricordate motivazioni – di fondamentale importanza – è opportuno favorire e sostenere l’attività di tutti coloro che si dedicano all’apicoltura. Gli apicoltori, infatti, sono soggetti inseriti per più di una ragione nel processo produttivo dell’agricoltura, della zootecnia, dell’ecologia nel senso più ampio del termine. E’ infatti certo che l’equilibrio fragile e prezioso che delinea il carattere e la fisionomia di un paesaggio naturale ed agrario, rappresenta il risultato della compenetrazione tra la stessa morfologia del territorio, la copertura vegetale, le colture praticate; in questo “continuum” la parte rivestita dal minuscolo e prezioso insetto non è assolutamente secondaria, ma anzi rappresenta un solido anello del dinamico sistema ambientale. Proprio l’ape, stupefacente insetto “sociale”, rientra tra i fattori di equilibrio, di conservazione, di buon governo del territorio e del paesaggio, come “attrice” essenziale in un processo di agricoltura sostenibile.

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