L’architettura organica
Le città moderne si trovano alla continua ricerca di spazi da dedicare al verde e il ricreare un nuovo habitat vegetale diviene, per l’architettura, ora più che mai una necessità. Una convivenza necessaria per ristabilire un equilibrio perduto.
Decontestualizzare il verde per reintrodurlo nel contesto domestico utilizzando la tecnologia e la ricerca sullo spazio abitato per trovare la fusione e l’integrazione fra vegetale ed estetica quotidiana, fusione in grado di stimolare percezioni diverse, ma con un unico fine, individuare una nuova “materia” vegetale, dalle molteplici forme e relazioni, è la mission dello Studio di architettura di Isacco Brioschi.
Parallelamente ai lavori di progettazione di architettura che vanno dai progetti per uffici, ai flagship store, alle abitazioni, ecc., l’architetto Isacco Brioschi ha creato un’area laboratorio dedicata allo studio di progetti sperimentali e interventi artistici per ricerche sullo spazio abitato trovando una fusione fra il verde (Skin organico) e l’estetica del quotidiano, inventandosi aree ad alto impatto sensoriale usando materiale vegetale: green building.
“Una poetica riflessione sullo sviluppo sostenibile” ci tiene a precisare l’architetto “da cogliere in queste ricerche, il profondo mutamento nei concetti stessi di “natura” e di “architettura”, il cui rapporto risulterebbe impoverito se lo si limitasse a semplici indicazioni ambientalistiche o ecologiche”.
Questa ricerca, tuttavia, è da sempre ossatura portante dell’architettura organica, che può essere definita come “madre” di tutte le architetture che tendono all’armonia tra uomo e natura; un’architettura attenta alle relazioni ambientali tanto da divenire organicamente ecosistemica.
In tale prospettiva, il binomio “architettura e natura” si definisce in termini non solo nuovi, ma addirittura proiettati in un futuro del quale – per ora – s`intravedono appena i caratteri e le tendenze: è un nuovo concetto di fare architettura in cui il problema dello spazio abitativo va configurandosi in termini assolutamente nuovi.
Il linguaggio del tempo è mutato, e occorre imparare a leggerlo e a parlarlo, proprio come una vetusta tradizione scientifica e filosofica ci ha sempre insegnato, il binomio “architettura e natura” finisce con lo spalancare prospettive.
Prospettive di architettura dovute ad una nuova percezione del verde, una scenografia inaspettata e attraente, il naturale e l’artificiale, includendo un angolo di natura in un giardino verticale inaspettato, ma è sufficiente volgere lo sguardo verso l’alto per godere della sua presenza.
Il giardino verticale diventa quindi un elemento che genera una nuova percezione del verde, che affascina e stupisce per la sua verticalità inconsueta e che consente di realizzare scenari di vera natura. Modella, trasforma e definisce lo spazio, in una benefica unione tra architettura sostenibile e ambiente. Il muro viene abolito e il verde diviene una tappezzeria vegetale, i giardini ritornano ad essere vivi, anche in spazi privati con giardini verticali domestici. Una convivenza necessaria per ristabilire quell’equilibrio perduto con la natura.
Convivenza che si propone nel panorama della realizzazione di aree a verde grazie ad un nuovo sistema in linea con le più contemporanee esigenze di design e di creatività per un giardino.
“La mia teoria è che piante ed architettura debbano essere integrate in un tutt’uno, solo così le città possono assumere un nuovo punto di vista. Parcheggi, stazioni ferroviarie, metropolitane, in tutti quei difficili spazi dove non ci si aspetta un angolo verde, quella è la reale sfida per l’architettura, dove la natura è in grado di “riprendersi” una piccola parte di città e gli unici spazi accessibili alla vegetazione sono le pareti verticali.”
Si tratta di un settore dell’architettura ancora da esplorare che riserva molte potenzialità. Un nuovo punto di vista, una questione cruciale riguardante il nostro rapporto con la natura.
Siamo di fronte a trasformazioni talmente radicali da imporre nuovi criteri di analisi e di critica, nuovi settori dell’architettura rispettosi della natura come l’architettura bioclimatica e l’architettura sostenibile, hanno fornito apporti specialistici, contesto in cui lo Studio Isacco Brioschi propone progetti sempre nuovi perché ogni progetto dello Studio è studiato ad hoc e non replicabile, perché segue processi mentali immaginifici legati alle variabili imprevedibili dell’ambiente in cui si colloca. Il progettista si mette in ascolto, spinto da una sensazione, da quella sensazione che riavvicina alla natura, solo in quel momento ‘il mondo torna ad avere un’armonia che lo lega all’essere umano’.
Una poetica riflessione sullo sviluppo sostenibile.
Una nuova “atmosfera” vegetale nell’architettura domestica
Quando ci troviamo di fronte a uno spazio da ristrutturare ci confrontiamo e, a volte, scontriamo, con uno stato dei luoghi pre-costruito, pre-strutturato e, in quanto tale, innaturale. Un luogo, cioè, che è stato creato sulla base di vecchi schemi di architettura distributivi ed esigenze non più riconoscibili dalla nuova committenza.
Questo tradizionale senso di alterità del precedente stato dei luoghi, diviene oggi ancor più radicale in ragione di quella nuova sensibilità “eco-sostenibile” dell’architettura che permea il modo attuale di vivere il luogo, il corpo, lo “stare”.
Reintrodurre la materia vegetativa o i materiali ecosostenibili nell’habitat è oggi più che mai la sfida dell’architettura post-moderna in una società apparentemente votata all’aridità dell’urbanizzazione.
Tuttavia, questa sfida deve essere affrontata dall’architetto nel duplice segno dell’umiltà e della discrezione. Umiltà rispetto l’origine, le radici dell’organismo che sottraiamo al suo stato di natura. Discrezione nel ricomporre questa natura inevitabile, in un’armonia dialettica e salvifica con altri elementi costruttivi.
Lo strumento che oggi consente questa delicatissima operazione è la tecnologia.
Essa amplia le possibilità, gli orizzonti, di attecchimento e crescita degli organismi naturali attraverso skin vegetativi innovativi che ci proiettano verso una nuova “atmosfera domestica”.