L’emozione che corre slow in città

L’emozione che corre slow in città

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La città di ieri, oggi e domani

Bisogna guardare alla città di Tirano con sguardo nuovo, non più con quello di chi la vive, bensì con l’occhio di colui che giunge nella cittadina aduana inconsapevole ancora di trovarsi di fronte ad una perla della montagna. Un luogo ricco di storia da scoprire lentamente, una città che svela le proprie tradizioni giorno per giorno, pronta poi a farsi amare per sempre. Lasciarsi baciare dal sole mattutino passeggiando lungo il fiume Adda, rinfrescati dalla brezza che sfiora il viso e che già riscalda il cuore. Meravigliarsi dinnanzi alle bellezze artistiche più note e allo stesso modo camminare nel centro storico della città alla scoperta dei luoghi più intimi e ricchi di ricordi come i“büi”, le vecchie fontane, dove si incontravano le donne di un tempo, oppure le corti che trasmettono un’emozione inenarrabile per chi non l’ha vissuta. Una città che ti accoglie a braccia aperte con la Basilica della Beata Vergine che troneggia all’ingresso del paese e che regala al passante il miglior benvenuto. E poi ancora il lungo serpentone di vagoni rosso fiammante che, dopo un viaggio oltre confine, arriva alla stazione Retica per darsi il cambio con chi riparte dalla città di Tirano si riscopre negli ultimi anni città turistica, anche se in realtà la sua storia risale a molto tempo fa. “Fortunato e felicissimo luogo” era l’elogio che lo storico locale Giuseppe Maria Quadrio rivolgeva alla città valtellinese nel 1753, ma sicuramente furono in molti a pensarlo già diversi secoli prima.

La città, collocata sul fondovalle e abitata già in tempi antichi, si trova al centro di uno storico crocevia, che lo collega al nord Europa, tramite il noto Passo del Bernina, e alla restante Valtellina. La storia della “Tirano che accoglie” risale al Medioevo quando venne costruita la chiesetta di Santa Perpetua, che occhieggia fra il verde del versante retico visibile dal Santuario. Numerosi erano, infatti, i pellegrini che già allora cercavano riparo nello xenodochio costruito presso la chiesa. I primi turisti che giunsero alla città di Tirano furono per lo più fedeli, ma di “turismo religioso” si dovrà parlare anche più avanti quando, a seguito dell’apparizione a Mario Homodei della Beata Vergine, avvenuta il 29 settembre 1504, venne edificata la Basilica. Da allora la vita e la storia della città di Tirano cambiarono totalmente. L’evento prodigioso richiamò nella città pellegrini da tutta la valle, dal Lario, dalla Bergamasca, dalla Svizzera, e perfino dal Tirolo e dalla Baviera.

Il fervore della città divenne ben presto non solo di carattere religioso, ma anche commerciale: nel 1514 la comunità tiranese, con il consenso dei Grigioni, in accordo con il Vescovo di Coira, vide accolte le proprie suppliche per tenere una fiera della durata iniziale di nove giorni, quattro prima e quattro dopo la Festa di San Michele che cade il 29 settembre, giorno anche dell’anniversario dell’Apparizione. L’obiettivo dell’evento era di richiamare l’attenzione dei mercanti europei e di convogliare in Valtellina i traffici commerciali indirizzati verso l’Europa sfruttando la felice collocazione geografica del Santuario. L’evento godette di fama internazionale sino all’Ottocento. La combinazione Santuario-fiera si rivelò un fattore favorevole al rinnovamento urbanistico-architettonico della città nonché un efficace strumento di rilancio economico e turistico. Ne derivò la necessità di costruire, nella prima metà del Cinquecento, la “Casa de la Madonna”, poi chiamata Hostaria Granda e successivamente Albergo San Michele, primo hotel della città di  Tirano concepito sin dal principio per ospitare i tanti pellegrini e frequentato anche da mercanti e da passanti.

Il turismo per Tirano non è, però, solo un ricordo dello splendore di un tempo, rappresenta sempre di più il desiderio imprenditoriale di molti che scorgono in modo palese le potenzialità della città e desiderano renderle visibili agli occhi dei turisti. Lo testimonia l’entusiasmo crescente attorno a tale attività: nuove strutture alberghiere nate di recente, tra cui hotel di lusso, ma anche B&B, ristrutturazioni ed ampliamenti di quelle già esistenti nonché l’apertura di un’area adibita ai numerosi camperisti in continuo aumento. Una nuova attenzione per il turista è, quindi, la filosofia della città che si sta aprendo alla cultura dell’accoglienza animando anche, le vie del centro con eventi di vario genere finalizzati ad intrattenere e a richiamare i visitatori. Sicuramente un dato assolutamente strabiliante è quello della Ferrovia Retica che ha censito nel 2008 presso la stazione della città di Tirano ben 500.000 passeggeri provenienti da tutto il mondo. Oramai Tirano e il “suo” Trenino rosso sono conosciuti ovunque; lo testimoniano i numerosi turisti giapponesi che dall’Oriente giungono incuriositi nella città di Tirano e numerosi si spostano sul lungo Viale Italia muniti dell’inseparabile fotocamera e, chissà, magari della recente guida turistica giapponese che raffigura nella copertina la Basilica di Madonna di Tirano, affare non da poco.

Il turista che visita Tirano deve assolutamente regalarsi un incantevole viaggio sul “Trenino Rosso del Bernina”. Nel tempo dei treni ad alta velocità Tirano si distingue e propone ai suoi visitatori la gioia del “viaggiare lento”, assaporando lo scorrere del panorama circostante visibile dal finestrino delle carrozze panoramiche piuttosto che dai vagoni estivi scoperti. Lo attende un tragitto mozzafiato che, inerpicandosi sino ai 2253 metri dell’Ospizio Bernina, offre una sensazione unica, sia d’estate quando il verde dei prati e dei boschi e i colori accesi dei fiori di campo rallegrano il percorso, sia d’inverno quando la neve attutisce il paesaggio facendo vivere l’atmosfera fantastica di una fiaba. Una bellezza unica, non solo legata agli scenari che dalla città di Tirano, capolinea italiano della ferrovia, a St. Moritz si attraversano, ma amplificata dai capolavori dell’arte ingegneristica che la contraddistinguono sino dal 1910, anno della sua entrata in funzione. Sessantuno chilometri mozzafiato, transitando attraverso 13 gallerie e ben 52 ponti con una pendenza massima del 70‰: questo è il Bernina Express che si distingue in Europa come la linea ferroviaria ad adesione più ripida, e in un certo qual modo avveniristica se si considera che già all’epoca viaggiava ad impatto zero, avendo preferito al vapore l’elettricità come fonte di energia. La fatica iniziale di 2500 operai ha valso, però, un riconoscimento che in pochi possono vantare: nel 2008 la ferrovia è diventata PATRIMONIO MONDIALE UNESCO.

Tirano ha, però, una propria identità, che va ben oltre il trenino rosso. Il suo intenso legame con la tradizione gastronomica locale, l’approccio ad una produzione agricola quanto più autoctona possibile ed il forte desiderio del vivere sano e consapevole gli hanno permesso di entrare a fare parte dell’importante circuito delle Citta-slow. Sicuramente agli occhi dei visitatori non può sfuggire la notevole grandiosità dei vigneti terrazzati che dominano i versanti retici del tiranese, una ricchezza enologica che trasuda la fatica degli avi e il desiderio di rimandare di padre in figlio una tradizione come la coltura del vino. Ne deriva un altro riconoscimento: l’adesione della città all’associazione “Città del vino”, ente a tutela delle territorialità e dello sviluppo delle città legate a produzioni vitivinicole di qualità. Un ingresso, questo, che bene si sposa con la presentazione del film documentario “Rupi del vino” di Ermanno Olmi, che racconta, attraverso le immagini, la realtà, la storia, l’eccezionalità ed i valori immateriali dei vigneti terrazzati di tutta la Valle. In una realtà globalizzata ricca di “non luoghi” dove i grandi magazzini e le metropolitane la fanno da padroni, Tirano si vuole differenziare. Desidera carpire lo sguardo del turista più attento, di colui che vuole cogliere l’identità profonda di un luogo. Il centro storico della città di Tirano giunge a pennello, disegna nell’immaginario del visitatore gli scenari di un tempo antico; è sufficiente guardare i resti delle fortificazioni delle mura che Ludovico il Moro fece costruire, visitare i numerosi palazzi nobiliari, ammirare La Basilica di Madonna della città e la casa del Penitenziere nella medesima piazza, sede del museo etnografico, per rivivere la storia. Tirano si offre quindi per il suo passato, presente e futuro, tutto questo in un piccolo borgo della Valtellina che, come un quadro d’artista, regala emozioni diverse per ogni sfumatura del suo sfondo.