Acquadulza: dove la tradizione diviene contemporaneità

Acquadulza: dove la tradizione diviene contemporaneità

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Dalla collaborazione con l’architetto Simone Micheli nasce Acquadulza.

Acquadulza è non-luogo, è spazio mentale immaginifico che si nutre di stimoli sensoriali primordiali… È dimensione onirica che racchiude antichi linguaggi senza tempo; qui si incontrano passato e futuro e si condensano in un lago di emozioni presenti. È racconto di un sogno senza trama, che intreccia tradizioni ancestrali e linguaggi metropolitani. La sua etica è quella del suo creatore e la sua forma è paradigma di verità, quella stessa verità che appartiene ai sapori e agli aromi dei cibi mai dimenticati. L’esperienza che genera ha carattere indelebile e trova espressione in un ristorante e in un bar che intendono narrare nuove storie.

Il ristorante Acquadulza occupa una superficie unica di 250 mq e si caratterizza per l’ampio spazio aperto che, grazie a setti di vetro trasparente con acidature dalle forme arrotondate, è delicatamente suddiviso in più ambienti contigui, tra loro comunicanti, che amplificano il carattere versatile e la natura interattiva della struttura. La sala dell’Acquadulza che per prima accoglie il visitatore è la cosiddetta “butega”, una suggestiva zona filtro dalla duplice identità: luogo dedicato alla degustazione dei tipici prodotti locali e, insieme, premessa introduttiva del ristorante vero e proprio, collocato nelle due sale successive. Elemento dominante di questo reinventato spazio gastronomico è il banco bar, che si presenta, esternamente, in legno laccato di colore nero e, internamente, in acciaio inox satinato; la sua funzione è essenzialmente espositivo-propositiva, in particolare nelle sue estremità sporgenti che consentono di mettere in mostra i diversi vini provenienti da pregiate cantine. Alle sue spalle trova posto un mobile contenitore di servizio dalla imponente fisicità, anche questo in legno laccato di colore nero. La zona degustazione e quella ristorante dell’Acquadulza presentano una significativa continuità di soluzioni formali. La pavimentazione, che simula un macro parquet, è in beola e le superfici parietali sono, per lo più, in muratura faccia a vista decapata in bianco. A queste si alternano partiture parietali con finitura ad intonaco grezzo, sempre decapato in bianco, che esaltano la materica incisività che questi luoghi ereditano e conservano. I soffitti di cartongesso verniciati di bianco evocano antiche volte rinascimentali, trasfigurate però dalla concitata presenza di forature dalla sagoma tondeggiante che riportano, al loro interno, fondi di legno color nero. Quest’ultimi richiamano direttamente gli arredi, in particolare i tavoli dai ripiani in legno, di colore nero, con gambe in ferro dal contrastante color argento, e le sedie con struttura in metallo verniciata color argento e seduta imbottita in ecopelle nera. Sulle pareti dell’Acquadulza sono sospesi grandi specchi forati dalla forma geometrica leggermente arrotondata, da cui fuoriescono aloni di luce blu che si proiettano sulle scabre candide pareti. Questa contrapposizione tra la natura grezza delle superfici e l’intento artificioso degli specchi retroilluminati è esasperata dai numerosi fari a incasso orientabili, che generano stretti raggi di luce e che contribuiscono a creare un effetto scenografico dal forte impatto emotivo. I bagni dell’Acquadulza, posti sulla parete longitudinale verso l’interno della sala centrale, si presentano, esternamente, con porte in legno laccato di colore nero dalle grosse maniglie in metallo; al loro interno, i rivestimenti delle superfici parietali e dei pavimenti sono in gres, di colore argento come la verniciatura dei soffitti. Le pareti dell’Acquadulza sono caratterizzate da formelle laccate in colore bianco lucido con sagoma di capretta, esplicito richiamo alla tradizione e ai paesaggi del lago. Le porte che separano l’antibagno dai servizi igienici si affacciano su una parete a specchio con una particolare acidatura che maschera la loro presenza, tradita unicamente da due grosse maniglie in legno verniciate di bianco, e riportano stampati i due termini di uso dialettale – “bech” e “cavra” – per distinguere il maschile e il femminile. Le luci con stretti raggi proiettivi sono collocate sul soffitto. Una porta scorrevole in vetro, con acidature dalle forme tondeggianti, divide la zona ristorante da quella bar: si tratta di una separazione soffusa, un filtro che consente un continuo scambio osmotico, forte di proficue interazioni. Il bar dell’Acquadulza, con i suoi 70 mq sviluppati in lunghezza, sperimenta “soluzioni altre”, capaci di esaltare la pura sensorialità degli elementi. Anche qui, le superfici parietali sono in muratura faccia a vista decapata in bianco e il pavimento in beola; il candore dell’insieme è esaltato da due elementi protagonisti, il vetro e lo specchio. Nella parete longitudinale verso l’interno del fabbricato domina il fluido retrobanco in mdf laccato lucido color verde acido, su cui scorre lateralmente un deciso rivestimento di acciaio inox, che amplifica la potenza del suo impatto. Questo è sovrastato da una controparte in specchio con disegni acidati dalle sagome curvilinee che, curvandosi, diventa un avvolgente controsoffitto, retroilluminato da neon di colore blu. Nella parete a specchio dell’Acquadulza si mimetizzano le porte di accesso al bagno e al ripostiglio, rese visibili solo per mezzo di due grosse maniglie color verde acido. Al centro si alza un banco da appoggio in vetro trasparente che divide delicatamente lo spazio con la sua presenza sussurrata, più che affermata. La sua impalpabile essenza, enfatizzata dai sovrastanti corpi illuminati a led color bianco, consente un rapporto ravvicinato tra l’umano visitatore e chi somministra e abbatte, così, le consuete barriere comunicative e architettoniche che i rigidi sistemi metropolitani frappongono. La parete fronte lago dell’Acquadulza torna a comunicare con toni decisi e fa correre, per quasi l’intera lunghezza della stanza, una mensola continua in acciaio inox satinato, accompagnata da sgabelli in metallo. Sulla parete di fondo catalizza l’attenzione uno specchio sospeso con TV al plasma, che sembra essere l’unico richiamo e collegamento al mondo reale. Corpi illuminati a led color bianco sono disseminati, senza alcuna regola apparente, sul pavimento, ne deriva un effetto che esalta, attraverso molteplici proiezioni di ombre, la magia di questo luogo. L’antibagno, così come il bagno, presentano rivestimenti in gres color argento sulle pareti e sui pavimenti e sono caratterizzati da specchi tondi, sparsi, di varie dimensioni, alcuni dei quali diffondono luce di neon color blu; le porte che conducono ai servizi igienici sono in mdf laccato lucido color verde acido.

L’Acquadulza lounge & restaurant nelle parole dell’Arch. Micheli è “Una storia di bellezza che desidera legare contenuti e gusti della tradizione ad un presente volumetrico concepito per affascinare e coinvolgere. Si tratta di un’operazione lessicale e contenutistica antimimetica che dichiara con forza la propria verità propositiva. Si tratta di un insieme segnico che dialoga con l’esistente, valorizzandone il senso attraverso voluti, sognati, amati contrasti materici ed illuminotecnici. Si tratta di un progetto che prende spunto concettuale dai riferimenti di contenuto del lago e delle montagne e si trasforma in espressione “altra”, in luogo per incontrarsi e vivere esperienze con l’inconscia consapevolezza di appartenere al presente”.

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