Ospitalità, valore italiano
Questa volta abbiamo varcato la soglia dell’Hotel Cappello D’Oro di Bergamo, il più antico della città con i suoi 150 anni di storia, e abbiamo incontrato il Signor Corrado Zambonelli, titolare – insieme al fratello Giovanni – della struttura.
Ci ha raccontato il suo percorso imprenditoriale, partito quasi per caso ma che oggi ha raggiunto risultati strepitosi. È doveroso indicare che il contributo iniziale e fondamentale è stato dato dai genitori che acquistarono l’albergo permettendo, così, ai figli di avvicinarsi al mondo dell’ospitalità. All’Hotel Cappello D’Oro si aggiunge, nel corso degli anni, un’altra struttura di proprietà, l’Hotel Monza e Brianza di Cinisello Balsamo.
I compiti, dunque, si suddividono: mentre Corrado si occupa della prima struttura, Giovanni diventa il punto di riferimento della seconda.
Abbiamo intervistato il Signor Zambonelli, anche a nome del fratello, che ci ha raccontato nei dettagli quest’esperienza nel mondo dell’ospitalità che ha tutte le carte in regola per proseguire e crescere nel futuro prossimo.
Da quanto tempo lavora nel mondo dell’ospitalità? Ci può raccontare brevemente il Suo percorso?
Lavoro in albergo esattamente da 31 anni; ho iniziato da giovanissimo: sin da quando ne avevo 17, infatti, ho avuto modo di entrare nel mondo dell’ospitalità e acquisire un’esperienza variegata. La mia carriera è cominciata nell’albergo che poi fu acquistato dalla mia famiglia e, dopo un percorso di crescita professionale in cui sono stato affiancato da professionisti validi e competenti che mi hanno insegnato i cosiddetti trucchi del mestiere, sono diventato direttore dello stesso albergo, il Cappello D’Oro, che gestisco attualmente. Tornando – di poco – indietro nel tempo ricordo un anno importante, il 2007, quando io e mio fratello abbiamo acquistato quella che, di lì a poco, sarebbe diventata la location dell’altro albergo di proprietà, L’Hotel Monza e Brianza di Cinisello Balsamo, inaugurato lo scorso 2009.
Quali sono stati i punti fermi della sua carriera professionale?
Ci sono delle tappe fondamentali che hanno tracciato e segnato la mia carriera. Sicuramente il principio: il mio percorso è cominciato un po’ per caso, non è stata una scelta dettata da reale vocazione, però, poi si è rivelata una strada azzeccata, toccata sicuramente da un pizzico di fortuna. Infatti, già nel 1985 abbiamo deciso di acquisire una struttura limitrofa, ampliando così il Cappello D’Oro e passando dalle 45 camere alle attuali 89. Altra tappa storica è stata, nel 1998, l’affiliazione al marchio Best Western: questo sicuramente ci ha permesso di ampliare i nostri orizzonti ma, allo stesso tempo, ci ha reso consapevoli che c’erano ancora tante cose da fare e da migliorare. Tutto è stato bello anche se faticoso.
Quali invece le difficoltà?
La difficoltà maggiore da superare, ieri come oggi, è il fatto che spesso ognuno tende a chiudere le proprie prospettive e a guardare esclusivamente il suo “orticello”, perdendo, così, di vista le opportunità da cogliere. È sostanzialmente il grande limite di ogni imprenditore, quello di non mettersi in discussione e aprire i propri orizzonti, magari guardando anche alle proposte dei competitor: ogni attività, infatti, limitata o prestigiosa che sia, ha esperienze e aspetti positivi da offrire quale esempio per gli altri.
Qual è la sua più grande soddisfazione professionale?
Sicuramente di soddisfazioni ne ho ottenute tante. Una delle più importanti e recenti è stata proprio l’apertura del nuovo Hotel Monza e Brianza per un motivo ben preciso: mentre l’inizio della carriera è stata avviata grazie alla famiglia, questa nuova avventura è stata voluta, pensata e progettata esclusivamente da me e mio fratello e oggi ne possiamo vedere i primi e, oserei dire – visti i momenti decisamente non facili – ottimi risultati. È stata una bella sfida e una grande vittoria, tanto più che l’intervento realizzato sull’edificio è stato sostanziale: da uso industriale è stato ripreso e adattato a struttura ricettiva con tutte le problematiche del caso. Infine, entrare nel marchio di catena Best Western è stata sicuramente un’altra grande gratifica professionale, oltre che una mossa fondamentale e strategica per le nostre due strutture.
Progetti per il futuro?
Certo. La nostra idea, mia e di mio fratello, è la ricerca di altre strutture per portare avanti l’attività e continuare a crescere professionalmente affermandoci sempre di più nel mondo dell’ospitalità. Dunque, in tal senso, nelle previsioni future potrebbe verificarsi un investimento nella proprietà o soprattutto nella gestione di una nuova struttura. Tanto più che a livello organizzativo, ritengo che il salto sia stato già compiuto con l’apertura del secondo hotel e, nonostante ogni start up sia un’impresa delicata, l’operazione, ormai ben rodata, potrebbe essere ripetuta enne volte.
Come scegliere un’azienda di Contract alberghiero
Dovendo ristrutturare uno dei suoi alberghi, cosa si aspetta da un’azienda di contract?
Sicuramente molta flessibilità ed estrema disponibilità nell’incontrare le esigenze del cliente. Una delle difficoltà più frequenti è data proprio dal fatto che, spesso, non si costruisce una struttura ricettiva ex novo. Spesso si vanno a recuperare strutture preesistenti e che – di conseguenza – necessitano di una progettazione su misura, non standard e soprattutto non facile, talvolta limitata da vincoli. Ogni albergatore, dunque, desidera essere affiancato da progettisti che dedichino del tempo e seguano passo passo il progetto, cercando la soluzione ideale e adatta per la struttura.
Su cosa dovrebbe puntare secondo Lei un’azienda di contract e in che cosa deve differenziarsi?
Ciò su cui deve puntare un’azienda di contract che vuole emergere e distinguersi è sicuramente la varietà delle proposte. Un maggior ventaglio di scelta e di idee facilita la chiusura il contratto con il cliente: ampliare le offerte significa dedicare attenzione e tempo, declinando tutte le proposte e cucendole su misura.