Anche in Italia gli home-restaurant
Gli home-restaurant erano una delle tante facce dell’economia di condivisione: buon cibo tra persone sconosciute che ne condividono le spese. La prima regola? Da bere lo portano gli ospiti! Nati sul web, dove i futuri commensali selezionano l’evento culinario, gli home-restaurant prevedono che un privato metta a disposizione un luogo e prepari un menù sfizioso che i partecipanti gusteranno e pagheranno. Un’esperienza imperdibile, soprattutto se si è turisti che vogliono scoprire le usanze e i costumi locali e degustare le pietanze tradizionali.
L’incredibile successo ottenuto, ha portato il portale Airbnb, sito web dove i privati mettono in affitto la propria casa per brevi periodi a chi è in viaggio, ad attivare anche il servizio per gli home-restaurant.
In Italia i siti migliori sono Ceneromane, perchi cerca un home-restaurant nella capitale, Gnammo.com, che permette la ricerca in tutta Italia ed è la più grande community della nostra nazione, Newgusto, progetto abruzzese, o KitchenParty.org, per non dimenticare Peoplecooks e Soulfood. Il filo conduttore di queste community, ovviamente, è quello della passione per il buon cibo e la buona cucina, nonché la voglia di stare insieme e sperimentare scambi culturali tramite gli alimenti. I costi spaziano da poche euro a 50-100 euro, a seconda del menù proposto e delle eventuali opportunità collegate.
Pioniera degli home-restaurant oltr’Alpe, a Londra, è Kerstin Rodgers, fotografa di londinese, che nel lontano 2009 lanciò il suo ristorante casalingo permettendo le prenotazioni dal suo sito internet. Data e indirizzo erano segreti; l’iniziativa ha avuto talmente tanto successo che ora sono diventati eventi gastronomici imperdibili.
Ma quali sono le regole da seguire?
Per chi volesse aprire il proprio home-restaurant, è bene sottolineare che se l’attività viene esercitata tra le mura domestiche non costituisce attività commerciale e quindi non servono autorizzazioni sanitarie, sebbene un attestato sulla sicurezza sanitaria sia caldamente consigliato. Ovviamente da seguire saranno le più comuni norme igieniche e il buon senso: così come ai vostri amici invitati a cena non servireste mai della carne avariata, lo stesso concetto varrà per gli ospiti paganti. Se poi i guadagni rimangono al di sotto dei 5.000,00 euro lordi annui, questa attività lavorativa viene considerata occasionale e quindi non necessità di partita iva.